Dovremmo
abbandonare, come suggerisce Paolo agli Efesini(*), l’uomo vecchio, cioè borghese
“che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli”, e rivestire l’uomo nuovo, cioè solidale. Le strutture capitalistico-borghesi hanno infettato non solo le relazioni economiche ma
anche quelle sociali. Accettiamo di identificarci con la nostra attività
lavorativa: “Mi chiamo Mario, sono un manager/funzionario/impiegato”. Sono
un manager? Forse fai il manager. Ragionaci bene Mario. Accettiamo la logica
dello scambio, abbiamo amicizie utili, siamo competitivi pure con la persona
che “amiamo”. Accettiamo la separazione in categorie: giovani-anziani,
cittadini-stranieri. Anche se quella più assurda è tra lavoratori. Dovremmo
cancellare tutte queste divisioni eccetto quella tra oppressi e oppressori. Siamo orgogliosi di appartenere ad una “Patria” che
esiste solo sulle carte geografiche. I confini sono un tratto di penna. Viviamo
in un mondo, non in un recinto, tra persone non tra passaporti. Ci dovremmo riconoscere
dal volto non dai documenti.
(*)Vi dico
dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i
loro vani pensieri, ma voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se
davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la
verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo
vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello
spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella
giustizia e nella vera santità. (Efesini 4, 17-24)