La pubblicità deforma le nostre
percezioni. Il complementare diventa essenziale, il trascurabile diventa utile.
Prima riempiamo il carrello di prodotti non necessari poi ci sediamo
comodamente davanti alla Tv: il più efficace sonnifero della coscienza. Magari
non abbiamo mai letto il profeta Isaia per intero, o un libro di Arturo Paoli ma conosciamo vita e
pensierini delle c.d. star. I primi parlano alla nostra anima, i secondi al
nostro vuoto. La consistenza di un’idea la facciamo decidere all'auditel. Conosciamo
dai calciatori l’ultimo taglio di capelli o l’ultimo balletto di esultanza ma
rimaniamo spiazzati davanti alla sofferenza. Ci emozioniamo davanti ai film ma
poi evitiamo di visitare un malato. Prendiamo posizione sulle uscite di qualche
provocatore seriale ma poi lasciamo da soli licenziati, sfruttati ed emarginati.
Solo nel silenzio ritroviamo la verità di noi stessi che è molto diversa da
quella scimmiottata a reti unificate. Perché la nostra identità non ha etichette.
Teologia dei poveri.