*L’anima viene continuamente ferita dalle logiche perverse del mondo. Per istinto di sopravvivenza tende a chiudersi in se stessa. Crede di proteggersi ripiegandosi. Solo una voce è in grado di rassicurarla e di rimetterla in piedi: quella di Dio. “L’inverno è passato” le sussurra, cioè adesso può uscire, il tempo dell’ostilità e del timore è finito. Può muoversi perché è cambiata stagione: può affrontare le difficoltà, sicura della grazia che le fa trovare riparo e acqua anche nel deserto.
**L’anima riconosce la voce amica di Dio e vede mutare la sua disperazione in consolazione. Ma rimane nascosta, non trova il coraggio per mostrarsi. Dio la sollecita perché non gli basta saperla di nuovo in piedi ma desidera ascoltare le sue parole e vederla. Ascoltare e vedere sono i verbi degli innamorati che provano una misteriosa gioia nell'ascoltarsi e nel guardarsi. Senza bisogno di altro. Sono anche i verbi della preghiera: ascoltarsi e scorgere i segni della presenza di Dio nella propria vita. Essenzialmente nell'eucaristia e nei poveri. Quando preghiamo nel silenzio Dio rivolge alla nostra anima quell'invito ad uscire che la consola e le manifesta il suo amore esprimendole il desiderio (quasi il bisogno) di vedere il suo volto ed ascoltare le sue inquietudini.
* “Alzati, amica mia, mia bella, e
vieni!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata”
(Cantico dei Cantici 2, 10-11)
** “O mia colomba, che stai nelle
fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro"
(Cantico dei Cantici 2, 14)