Abbiamo paura di Dio dobbiamo ammetterlo*.
E non solo perché i “professionisti” della testimonianza hanno spesso trasmesso
di Lui un’immagine poco rassicurante. Il non-tangibile, l’ignoto in generale ci
turba sempre un po’. Dio consegnandosi nelle mani dei narratori ha messo in
conto il rischio di essere drammaticamente ma non irrimediabilmente frainteso.
Sappiamo che in qualche modo Lui ci cerca. Lo possiamo dedurre dal semplice
fatto che prima di essere noi non eravamo. Qualcuno evidentemente ci ha creato:
non ci siamo autoprodotti. E se i genitori ci hanno creato fisicamente nessuno
ancora è riuscito a dire qualcosa di scientifico sull'origine dell’anima. La
parte spirituale dell’uomo infatti c’è, non si può negare ma neanche spiegare. Siccome
fino a prova contraria il nulla non genera dobbiamo dedurre che è stato
Qualcuno, che noi per comodità (come scrive
Etty Hillesum) chiamiamo Dio. Ci ha creato quindi gli apparteniamo non può
non cercarci e non può rifiutarci. Quando dei genitori umani rinnegano i propri
figli ci si scandalizza perché quel comportamento è avvertito quanto meno come
innaturale. Sarebbe davvero paradossale se la sensibilità di Dio per i figli
fosse inferiore a quella di un uomo qualsiasi. Senza dimenticare poi che anche il peggior
criminale può avere tenerezza e apprensione per la propria famiglia. Dio non
desidera una narrazione a rete unificate ma vuole rivelarsi nella storia
personale di ciascuno di noi. Ci cerca, noi dovremmo semplicemente attenderlo e
consentirgli di affiancarsi. Non ci aspetta alla meta. Non è il Dio del
traguardo ma del cammino. Non si gode il fresco mentre noi stiamo nella calura. Non ci aspetta seduto sul trono, ma fatica
con noi. Non va al cinema, non si distrae mentre noi soffriamo. Ci conosce, ci ha disegnato sulle palme delle mani**,
sa benissimo che più delle parole, dei gesti, ci guarisce e ci sostiene la sua
presenza, allo stesso tempo misteriosa e incrollabile.
“[Il Signore] disse: «Io sono il Dio
di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè
allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio”. (Esodo 3, 6)
**Isaia 49,16