Non verremo giudicati dai sistemi costruiti dalle teologie ma dalla Misericordia di Dio. Che possiamo
esclusivamente contemplare, risultando inutili i tentativi di elaborazione. È qualcosa che domandiamo ma che
non conosciamo puntualmente. Infatti della Misericordia troviamo l'annuncio, ma non la spiegazione esatta. È qualcosa
di inaudito che ci supera e meraviglia(1). È un dono che ci fa trasalire, non
una conquista che ci ricompensa. E non verremo giudicati nemmeno secondo il
contrappasso della Divina Commedia di Dante. Infatti nel Regno di Dio si
applica l’illogicità della parabola
degli operai dell’ultima ora(2). Perdono non meritato: scandalo per la ragione,
speranza per l’anima. Nella preghiera silenziosa intuiamo qualcosa della sua bellezza
e della sua profondità e così si rafforza il desiderio di abbandonarsi a questo
Amore sconfinato. Poi la mente innesca i processi razionali per ricondurre entro
i confini della nostra coerenza l’assurdo specifico di Dio. Non ce la facciamo
proprio: al Dio inimmaginabile preferiamo il dio dei nostri schemi. Siamo destinati
all'inedito ma noi preferiamo la ripetizione.
(1) “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (Prima Lettera ai Corinzi 2,9)
(2) Vangelo di Matteo 20,
1-16