Introduzione (a cura dell'autore del sito). Nella
sofferenza dell’altro abita Dio e lì si può frequentare e conoscere. Questa è
una delle perle evangeliche(1) che porta
a disfarsi di tutti gli inganni del mondo: in primis potere e ricchezze varie.
Nella compassione si diffonde il regno di Dio. E dalla compassione si possono
riconoscere i suoi testimoni e collaboratori. Infatti chi ha costruito il dio che benedice il
successo sociale degli uomini rifugge da questo mistero. Non lo comprende ma soprattutto
non lo sopporta. Chi offre incenso
con mani che grondano sangue deve
rimuovere o giudicare la sofferenza altrui per continuare a non soccorrere l’oppresso, a non rendere
giustizia all'orfano, a non difendere la causa della vedova(2). L’uso
smodato degli schemi razionali porta a considerare il peccato in termini di
violazione e non di ferita che produce e ad identificare tragicamente il
peccatore con peccato. La ragione dell’uomo conduce alla inevitabile punizione compensatoria
del peccatore, la compassione di Dio a curare il peccatore e a combattere il
peccato che umilia chi lo compie. La logica retributiva aggiunge il castigo al
dolore e spinge alla disperazione, l’Amore gratuito di Dio rimette in piedi,
meraviglia e sposta più in là l’orizzonte dell’uomo. La compassione non è una
virtù acquisibile con l’esercizio ma un dono di Dio che solo l’anima può
riconoscere. Segno profetico di contraddizione in una società fondata sull'egoismo
e sull'indifferenza. Strutturalmente malata, irriformabile, da sovvertire con un radicale cambio di
paradigma: il Vangelo al posto del capitale.
(1) Vangelo di Matteo 13,
45-46
(2) Isaia 1,17
Testo di Isacco di Ninive:
“Segno luminoso della
bellezza della tua anima sarà questo: che tu, esaminando te stesso, ti trovi
pieno di misericordia per tutti gli uomini, il tuo cuore è afflitto per
la compassione che provi per loro, e brucia come nel fuoco, senza fare
distinzione di persone. Attraverso ciò, l’immagine del Padre che è nei cieli si
rivelerà in te continuamente”.
(Isacco di Ninive, in Sabino
Chialà, Dall’ascesi eremitica alla misericordia infinita, Ricerche su Isacco di
Ninive e la sua fortuna, Leo S. Olschki, Firenze, p. 259)