Prego.
Considero il silenzio interiore più importante di tutte le soluzioni preparate
dalla ragione. Creo lo spazio necessario per accogliere Qualcuno, altro-da-me.
Desidero ascoltare una Parola capace di guarirmi.
Prego.
Attendo, ma senza aspettative. Non ho visioni, illuminazioni né particolari sensazioni. Mi
è sufficiente una Presenza non rilevabile ma gradita. Familiare e sconosciuta
allo stesso tempo. Che lascia un Bene, ma non so spiegare, nemmeno a me stesso,
in che modo.
Prego.
L’anima intuisce e riconosce ciò che cercava. Può smettere finalmente per un
attimo di camminare e di sanguinare. Trova un’oasi in cui ristorarsi prima di
affrontare l’abituale deserto. Recupera le forze e il senso di un
pellegrinaggio pieno di insidie ed amarezze.
Prego.
Vedo il dolore dei poveri e degli oppressi. Mi fermo non voglio proseguire
oltre. Mi immagino l’angoscia di Dio e sento una contrazione nelle viscere. Mi
riguarda, mi coinvolge, non sono più lo stesso. Sento che è giusto così. Mi
ritrovo guarito dal mio quotidiano egoismo, liberato dal laccio quotidiano dell'autoreferenzialità,
tratto dall'abisso quotidiano in cui cado.
Prego.
E spero tutto dalla sua Misericordia, nulla dai miei adempimenti.
Prego. E Lui ogni volta mi ri-crea.
Prego. E Lui ogni volta mi ri-crea.