Dimmi,
o Dio, che almeno tu valuti in modo diverso dagli uomini (1). Dimmi che almeno
tu hai un altro paradigma esistenziale. E dimmi che hai un cuore e che non devi
opprimere, prevaricare, eliminare l’altro per rimarcare la tua identità.
Quel
giorno, quando ti vedrò, come farò a riconoscerti? Come farò a capire che sei
proprio tu e non un impostore: un servo di Mammona
travestito di sacro o un falso profeta?
Se
vedrò il sole roteare, la luna lampeggiare e il cielo aprirsi, non saprò
riconoscerti con certezza. No!
Se
vedrò le folle aderire alla religione, accettare i dogmi e professare una
dottrina, non saprò riconoscerti con certezza. No!
Se
vedrò chiese, santuari, pellegrinaggi affollatissimi, non saprò riconoscerti con
certezza. No!
Se
vedrò cantare, ballare, organizzare, non saprò riconoscerti con certezza. No!
Se
vedrò convegni teologici, biblici, spirituali, non saprò riconoscerti con
certezza. No!
Se
vedrò conventi, associazioni, famiglie sorridenti, non saprò riconoscerti con
certezza. No!
Ma se
vedrò il senzatetto, il precario, il disoccupato, l’oppresso, il migrante annegato/sfruttato/illuso,
il malato o l’anziano abbandonato, il detenuto non reinserito consolato,
abbracciato, riscattato, allora saprò riconoscerti con certezza. Sì!
E
potrò dirti con tutto me stesso: «Mio Signore e mio Dio!» (2)
E la
mia gioia sarà piena nel vederti circondato dagli ultimi, dagli sconfitti, dai
derisi. Perché la compassione è la tua Gloria e noi siamo chiamati a
contemplarla e a imitarla.
Anche se qui si continua ad insegnare ed a fare tutt'altro.
(1)
«Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le
mie vie –oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie
sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Isaia
55, 8-9)
(2)
Vangelo di Giovanni 20,28