Nell'Amore si conosce.
Non possiamo pretendere che Dio risponda puntualmente (ossia secondo i nostri schemi) alle richieste che avanziamo. D'altronde Lui non pretende da noi una fiducia immediata, ma ci lascia il tempo necessario al cammino di conoscenza. Siamo chiamati ad accogliere il suo Mistero e Dio accetta le nostre distrazioni, le fughe nel vuoto e i ripiegamenti nel nulla. Qualcosa di razionalmente comprensibile, qualcosa di spiritualmente intuibile, e tutto il resto coperto da una nube, da contemplare senza possedere. Saliamo in alto, per cercare, illudendoci di raggiungere il Cielo, Dio, invece, indica «la cavità della rupe» (1) come riparo da cui poterlo osservare, anche se solo di «spalle». Per il volto non rimane che attendere il giorno della pienezza. Alcuni tratti, però, possiamo coglierli calandoci nelle cavità in cui Dio ha scelto di piantare la croce della redenzione: l’abisso esistenziale scavato dall'autosufficienza (peccato individuale) e l’abisso del mondo scavato dall'egoismo (peccato sociale). Luoghi terrificanti e di disperazione se non ci fosse la sua presenza che guarisce, riscatta, trasforma.«Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia» (2).
Noi soli come non mai di fronte a Dio. Così Dio di fronte a noi (3). Ma non c’è paura o tristezza perché è solitudine trasfigurata dal suo Amore. È l’incontro che inconsciamente desideravamo: per sempre al sicuro dopo la notte della vita piena di pericoli e contrasti. Ecco che si manifesta la nostra verità ormai non più manipolabile né con adulazioni né con calunnie. Ecco che si manifesta personalmente la verità di Dio senza intermediari, esperti, interpreti. «Tu mi hai rapito il cuore» dice Dio all'anima. «Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo» risponde l’anima a Dio (4).(1) «Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere» (Esodo 33, 21-23)
(2) 1Corinzi 13, 12
(3) Cfr. Elisabetta della Trinità «O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo, mi consegno a voi come una preda» (Elisabetta della Trinità, «O Mio Dio, Trinità che adoro», NI 15, Opere Complete, traduzione dal francese di Maria Rosaria Del Genio, Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1993, p. 778)
(4) Cantico dei Cantici 4,9; 8,7