La
tua testimonianza dovrebbe essere narrata nelle omelie, al c.d. catechismo, nelle
scuole e non rimanere rinchiusa e soffocata nei dibattiti degli esperti. Hai
vissuto la nonviolenza attiva, noi dovremmo imitarti ed invece ci adeguiamo al
susseguirsi dei regimi che cambiano forma senza toccare la sostanza. Siamo
conniventi ed omertosi nei confronti di strutture economiche che opprimono e
uccidono. Cerchiamo la personale sopravvivenza invece di lottare per la
giustizia del Regno di Dio. Tu sei stato antifascista. Senza odio, ma
antifascista. E in modo attivo. Procuravi documenti falsi per sottrarre alla
bestia nazifascista vite umane. Noi invece siamo i fedeli collaborazionisti
della bestia capitalista, giustificando lo sfruttamento e le disuguaglianze. Hai
amato Cristo in modo speciale: imitandolo. Come Cristo sei stato tradito
da qualcuno accolto alla tavola. Come Cristo sei stato processato sommariamente e condannato a morte. Come Cristo sei stato, durante la detenzione, colpito in
faccia e denudato per umiliazione. Come Cristo hai perdonato e condiviso la
sorte dei crocifissi della storia. Nel carcere di Via Tasso, nella cella numero 13, hai continuato a “celebrare”
l’Eucaristia cedendo la scarsa razione di pane a chi ne aveva ancora più bisogno. E
noi? Rimaniamo al sicuro nel tempio mentre il Sistema seleziona il diritto
all'esistenza in base alla produttività. Preghiamo muovendo labbra, ripetendo
parole ed evitando accuratamente di frapporre, a scopo di difesa, il nostro
corpo tra il debole e l'iniquo. Crediamo all'oppressore, sospettiamo dei
profeti, “prendiamo” l’ostia
mantenendo intatte le divisioni e le classi sociali. La bestia decide le regole
della convivenza, reprimendo il dissenso dei calpestati, con l’uso della forza o
semplicemente sterilizzandolo attraverso il controllo mediatico. Quelli che
sopportano il peso dell’ingiustizia devono considerare inutile ogni protesta e
credere che non ci sia alternativa migliore al loro destino. E noi ci
impegniamo per essere arruolati dalla catena di comando e risultare organici a
questo piano scellerato, rinunciando a rappresentare la contraddizione radicale
che nel Vangelo viene individuata come Buona Novella e che tu, Don Pietro, hai
incarnato. Ti hanno legato le mani ma le hai liberate per benedire. Ti hanno
messo in ginocchio per spararti ma non si può piegare chi prega e si affida al
Dio dell’Esodo. Hai ascoltato e condiviso le sofferenze del popolo e
disprezzato le lusinghe del potere. In te, sì, rifulge la santità della Chiesa.
Teologia dei poveri.