Rimangono
con noi le tue domande senza risposte, impigliate nelle assenze di significato
tipiche della storia che attraversiamo. Hai vissuto le bruciature
insopportabili della delusione. Sono mancati i giorni per guarire. Conoscevi la
diagnosi, ma non hai trovato il rimedio.
La
morte ti ha usato violenza, non ha avuto un minimo di esitazione o di pietà. Cinica
e irriverente non si è fermata neanche di fronte al tuo sorriso. Ha sbagliato,
però, i suoi calcoli. Pensava di inghiottirti, di annullarti. Non poteva sapere,
infatti, che ti avrebbe condotto proprio nel luogo che avevi sempre cercato.
Ora
il tuo cuore non conosce più ombre, indifferenze, slealtà. Infinitamente amata
puoi amare come hai sempre desiderato. Tutto dimenticato perché tutto
riscattato. E ciò che non hai potuto vivere e ricevere nel tempo lo vivi e
ricevi nell'eternità.
A
noi la morte, invece, ha lasciato un senso di angoscia che non riusciamo a
scrollarci di dosso. Non possiamo parlarti. Non possiamo abbracciarti. Ci
dobbiamo confrontare con l’assurdo della tragedia e non ne abbiamo i mezzi. Ci
attacchiamo ai ricordi ma non basta.
Allora
congediamo la ragione e i suoi processi e ci rivolgiamo a Dio. Più che capire,
infatti, adesso ci interessa ritrovarti. Sei nata ma non sappiamo esattamente
come e dove. Abbiamo bisogno di vedere l’invisibile
e ascoltare l’inaudito. E così, piano
piano, scorgiamo una comunione definitiva, senza provvisorietà.
È il
miracolo semplice della preghiera insieme a te.