I
processi di manipolazione dell’Impero sono costantemente in funzione. Non
conoscono soste e incontrano pochi oppositori. Sto per soccombere, ho bisogno
di verità, nel senso di significato, non di dottrina. Mi metto in disparte,
desidero solitudine e silenzio. Prendo la Sacra Scrittura ed inizio a leggere,
meglio a decifrare, meglio ancora ad assaporare. Scendo nelle profondità, dove
sono custoditi i misteri della mia umanità. Salgo nelle altezze, dove le mie aspirazioni trovano riscontro ed accoglienza. Non cerco definizioni, approdi,
tesi da diffondere, o peggio da imporre, ma orizzonti, cammini da
intraprendere. Non cerco la forza della ragione, ma la fragilità di un
incontro. Non cerco certezze, ma possibilità. Perché a tutte le spiegazioni dei
professionisti, con le scarpe lucide, preferisco l’abbraccio di un povero.
Perché a tutti i convegni degli intellettuali, con il bancomat di Regime,
preferisco il sorriso di un povero, il racconto di un piccolo.
«[I governanti] divorano la carne del
mio popolo e gli strappano la pelle di dosso, ne rompono le ossa e lo fanno a
pezzi come carne in una pentola, come lesso in una caldaia. Allora grideranno
al Signore, ma egli non risponderà; nasconderà loro la faccia, in quel tempo,
perché hanno compiuto cattive azioni.
Così dice il Signore contro i profeti
che fanno traviare il mio popolo, che annunziano la pace se hanno qualcosa tra
i denti da mordere, ma a chi non mette loro niente in bocca dichiarano la guerra.
Quindi per voi sarà notte invece di visioni, tenebre per voi invece di
responsi. Il sole tramonterà su questi profeti e oscuro si farà il giorno su di
essi. I veggenti saranno ricoperti di vergogna e gli indovini arrossiranno; si
copriranno tutti il labbro, perché non hanno risposta da Dio»
(1).
Non
interiorizzo le voci dei funzionari del sacro, che separano il cammino
spirituale e il culto, dalla pratica della giustizia nei confronti degli
oppressi. Rifiuto la deformazione del Dio dell’Esodo nel dio dei faraoni di
tutti i tempi. Rifiuto la deformazione del Padre degli orfani e del Difensore
delle vedove nel garante dei dominatori di tutti i tempi.
Non
credo alle parole scritte con l’inchiostro della retorica. Mi affido al
linguaggio profetico per riconoscere il vuoto dei meri esercizi di stile e per
smascherare le banalità del “sentito dire”. Torno alla sorgente: cioè alla
preghiera che cerca la voce impercettibile dello Spirito e all'Eucaristia in cui Dio dona la Vita per la distruzione degli idoli, ostacolo alle relazioni. E torno ai fondamentali: cioè
alla compassione che ti fa fermare quando incontri l'uomo spogliato, percosso e lasciato mezzo morto dalla violenza dell’Impero (2).
(1)
Michea 3,3-7
(2) Cfr.
Vangelo di Luca 10, 29-37
Condivido pienamente: troppi zelanti funzionari della dottrina e pochi cercatori del Dio compassionevole, il Dio che raccoglie il grido degli oppressi.
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