«Quanto sei bella, amata mia, quanto sei
bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il velo» (1) dice lo Sposo all'anima.
Infatti solo Dio può intravedere la sua incantevole bellezza nonostante il velo
delle strutture psicologiche, dei condizionamenti, delle incomprensioni. E
rispettivamente solo l’anima (non la ragione o comunque solo in un secondo
momento) può riconoscere Dio come l’amore
della vita (ossia come respiro ed unica fonte di esistenza) (2). Dio e
l’anima, come autentici amanti, non possono stare lontani senza soffrire. Il
ricordo reciproco rende ancora più insopportabile l’assenza invece di
compensarla. La mancanza del volto è mancanza di luce, la mancanza della voce è
mancanza di melodia. Capaci di dialogare nel silenzio e di approfondire la
conoscenza senza usare parole o formule assistono, in caso di assenza, al
trasformarsi del tutto in vuoto e in un’amara e insensata solitudine. Un abisso
che terrorizza l’anima perché scorge il nulla da cui proviene e in cui potrebbe
ricadere se quello stato si prolunga troppo o peggio diventa definitivo. Un
dolore acuto per lo Sposo che si riscopre non corrisposto, frainteso nel suo
donarsi totalmente. C’è un tipo di felicità che può essere vissuta solo nella
reciprocità: non può viverla l’anima fino a quando non accoglie lo Sposo, non
può viverla Dio fino quando non riceve il sì da parte dell’anima. Se l’anima
sceglie liberamente di tornare nel nulla, qualcosa di somigliante a Dio rientra
nel nulla e Dio non può rimanere indifferente. Una possibilità in meno nelle
infinite espressioni di amore, una risposta in meno nelle infinite proposte di
amore, un carisma in meno nelle infinite attualizzazioni dell’amore. Si vive
una lacerazione come quando viene strappato un affetto intimo, anzi l’affetto
più intimo. Non esiste qualcosa di più sacro della relazione tra Dio e l’anima:
una separazione che solo loro conoscono. Un incontro a cui è vietato l’ingresso
a estranei. Sorgente chiusa, fontana
sigillata (3): così lo Sposo si rivolge alla sua amata.
(1)
Cantico dei Cantici 4,1
(2) «Dimmi,
o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al
meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni?» (Cantico
dei Cantici 1,7)
(3)
Cantico dei Cantici 4,12