«Il tradimento di Gesù Povero, di Gesù Maestro, di Gesù Redentore, di Gesù Chiesa continuerà finché qualcuno potrà offrire alla cupidigia di chi non ha nulla trenta denari. La nostra generazione è una generazione di ossessi da Mammona. Qualcuno sarà sempre venduto finché crederemo nel denaro. Tutti possiamo essere oggetto di baratto in un mondo pronto a prostituirsi per non perdere dieci lire […] Quando l’unico desiderio è quello di evadere dal girone della povertà e di non cadervi, non soltanto la causa del povero è abbandonata, ma è abbandonata la causa dell’uomo. Il voler fare dell’uomo un contabile lo fa un sottouomo.
Ma è proprio vero che l’uomo è tutto egoismo, nient’altro che egoismo? E se in lui ci fosse qualcosa di diverso, di più umano (non importa se ci abbiamo badato poco fin qui) su cui far leva? Ci può essere un realismo che mutila l’uomo e lo fa schiavo dei suoi elementi inferiori, ai quali abbiamo lasciato via libera. Non è il primo caso che, per voler fare unicamente i contabili, abbiamo finito per essere dei sottouomini. Certi assurdi e certe mostruosità della nostra civiltà sono più logici di quanto immaginiamo.
Se questo è tutto l’uomo, mi pare di avere il diritto di chiedere a ogni credente in Dio e nell'uomo come figlio di Dio dove egli ponga la realtà spirituale in cui dice di credere e quale compito le affidi. Chi vede l’uomo come un pauroso fascio di egoistici appetiti salda irrimediabilmente il materialismo, né vale a correggerlo una qualsiasi dichiarazione di fede che, a parer mio, non avrebbe un vitale inserimento in una realtà di tutt'altra natura. Tutt'al più potrebbe avere un camminare parallelo. Con questa differenza: che l’egoismo sarebbe un camminare concreto, mentre il camminare dell’altra sarebbe di un fantasma o di un’idea che io stesso mi sono fatto, come quel poeta che si fa il suo mondo di fantasia per evadere dal suo mondo quotidiano.
Produrre per l’uomo, non per il guadagno di qualcuno. Chi ha detto che si debba sempre guadagnare quando si dà lavoro? Prima del guadagno c’è l’uomo; prima del diritto al guadagno c’è il diritto alla vita. Sta scritto: non uccidere. Il guadagno può farci omicidi.
Giuda ha venduto il sangue del giusto per trenta denari. L’economia ha le sue leggi, ma tutti hanno diritto di mangiare, tutti siamo chiamati a dar da mangiare agli affamati con quello che abbiamo in tavola. Produrre per l’uomo, non per il guadagno di qualcuno. Abbiamo capovolto il pensiero di Dio e i conti non tornano neanche per chi guadagna, perché deve fare il negriero per guadagnare, come lo fanno quasi tutti i padroni del mondo» (1).
(1) Don Primo Mazzolari, Accanto al povero. Provocazioni per la Quaresima, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2014, p. 29-31
Foto: Pixabay
Ma è proprio vero che l’uomo è tutto egoismo, nient’altro che egoismo? E se in lui ci fosse qualcosa di diverso, di più umano (non importa se ci abbiamo badato poco fin qui) su cui far leva? Ci può essere un realismo che mutila l’uomo e lo fa schiavo dei suoi elementi inferiori, ai quali abbiamo lasciato via libera. Non è il primo caso che, per voler fare unicamente i contabili, abbiamo finito per essere dei sottouomini. Certi assurdi e certe mostruosità della nostra civiltà sono più logici di quanto immaginiamo.
Se questo è tutto l’uomo, mi pare di avere il diritto di chiedere a ogni credente in Dio e nell'uomo come figlio di Dio dove egli ponga la realtà spirituale in cui dice di credere e quale compito le affidi. Chi vede l’uomo come un pauroso fascio di egoistici appetiti salda irrimediabilmente il materialismo, né vale a correggerlo una qualsiasi dichiarazione di fede che, a parer mio, non avrebbe un vitale inserimento in una realtà di tutt'altra natura. Tutt'al più potrebbe avere un camminare parallelo. Con questa differenza: che l’egoismo sarebbe un camminare concreto, mentre il camminare dell’altra sarebbe di un fantasma o di un’idea che io stesso mi sono fatto, come quel poeta che si fa il suo mondo di fantasia per evadere dal suo mondo quotidiano.
Produrre per l’uomo, non per il guadagno di qualcuno. Chi ha detto che si debba sempre guadagnare quando si dà lavoro? Prima del guadagno c’è l’uomo; prima del diritto al guadagno c’è il diritto alla vita. Sta scritto: non uccidere. Il guadagno può farci omicidi.
Giuda ha venduto il sangue del giusto per trenta denari. L’economia ha le sue leggi, ma tutti hanno diritto di mangiare, tutti siamo chiamati a dar da mangiare agli affamati con quello che abbiamo in tavola. Produrre per l’uomo, non per il guadagno di qualcuno. Abbiamo capovolto il pensiero di Dio e i conti non tornano neanche per chi guadagna, perché deve fare il negriero per guadagnare, come lo fanno quasi tutti i padroni del mondo» (1).
(1) Don Primo Mazzolari, Accanto al povero. Provocazioni per la Quaresima, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2014, p. 29-31
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