di conoscersi perfettamente.
Infatti i casi sono due:
o non si pone le domande giuste,
o sono sbagliate le risposte.
Siamo mistero a noi stessi: questa è la verità.
Con la ragione e con tutte le scienze umane
non arriviamo a comprendere chi siamo.
Abbiamo bisogno che Qualcuno ce lo riveli.
Non qualcosa, ma Qualcuno.
Spesso cerchiamo la definizione
della nostra identità
nei titoli di studio, nel CV, nella professione
e così, davanti agli eventi drammatici della vita,
ci ritroviamo a brancolare nel buio.
Infatti confondiamo quello che facciamo
con quello che siamo.
La Scrittura ci viene in soccorso.
In Geremia 1,5 troviamo:
"Prima di formarti
nel grembo materno,
ti conoscevo"
nel Salmo 139,13:
"Sei tu che hai creato
le mie viscere
e mi hai tessuto
nel seno di mia madre".
Ma anche Gaudium et Spes 22 ci aiuta:
"In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato
trova vera luce il mistero dell'uomo. [...]
[Cristo] rivelando il mistero del Padre
e del suo amore
svela anche pienamente
l'uomo a se stesso
e gli manifesta la sua altissima vocazione".
Quindi solo nella relazione con Cristo
noi conosciamo la nostra bellezza,
la fragilità (che viene guarita)
e la miseria (che viene perdonata).
Per questo oggi vorrei dirti
di fare un altro passo
anche se ti sembra inutile,
di provare a rialzarti
anche se ti sembra impossibile,
perché, mentre il dolore è transitorio,
l'amore, che già possiamo vivere
e quello che ci attende,
non finirà.
Foto: Pexels
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